La Corte di Giustizia Europea ha bocciato la proroga delle concessioni fino al 2020 degli stabilimenti balneari italiani, che dovranno essere messe a gara. Adoc chiede estrema chiarezza sull’assegnazione e maggiori investimenti nel settore.
“Ci auguriamo che dopo questa sentenza della Corte Ue si faccia finalmente chiarezza sulle concessioni balneari e si dia spazio a investimenti, seri e lungimiranti, nel settore, che ne ha fortemente bisogno – dichiara Roberto Tascini, Presidente dell’Adoc – tutelando sia i consumatori, che potrebbero beneficiare di servizi qualitativamente migliori e a prezzi equi, sia le migliaia di lavoratori, stagionali e non. Anche quest’anno, ad esempio, abbiamo registrato un rialzo, seppure contenuto (pari al 2,4%), dei costi, anche se i servizi offerti non offrono, in molti casi, livelli di qualità che giustificano tali rincari.
Gli stabilimenti balneari, a nostro avviso, possono diventare il primo baluardo per la tutela dell’ambiente costiero e marittimo ed essere il giusto viatico per il rilancio del turismo, sia balneare che culturale, e dell’economia blu, legata al mare. Il settore sicuramente ha vissuto gli ultimi anni in stato di agitazione, il calo delle presenze e degli investimenti, dovuto anche alla continua incertezza sulla durata delle concessioni, ha inciso profondamente sulla loro economia, soprattutto al Sud, e sulla tutela dell’ambiente.
Fatta chiarezza sulle concessioni crediamo che si debba investire nelle imprese balneari e che queste possano e debbano rilanciarsi anche con iniziative intelligenti. Crediamo che possa essere avviata una sinergia tra turismo prettamente balneare e turismo culturale, collegando le meraviglie naturali delle coste alla grande ricchezza culturale e storica dell’entroterra, prevedendo percorsi e iniziative congiunte al fine di rinnovare e rilanciare l’intero settore turistico. Inoltre, sarebbe opportuno mantenere aperta la stagione balneare anche dopo la fine dell’estate, in particolare nelle Regioni più favorite dal clima. I prezzi più bassi nei periodi classicamente fuori stagione possono costituire un incentivo in più per le famiglie”.
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