Cari consumatori e consumatrici oggi vogliamo parlarvi di un tipo diverso di consumo: il consumo del suolo.
Sapete che in Italia il consumo di suolo procede al ritmo di 20 ettari al giorno?
Un ettaro equivale a 10 000 metri quadrati, quindi stiamo parlando di 200 000 metri quadri di suolo consumati ogni giorno.
Facciamo un veloce paragone pensando in termini di campi da calcio: un campo da calcio ha un’estensione di circa 70 metri x 100 metri che corrispondono a circa 0,7 ettari. Una superficie di 20 ettari equivale a quella di quasi 29 campi da calcio!
la superficie di 29 campi da calcio consumati ogni singolo giorno.
Cosa si intende per suolo?
Come sottolineava la FAO già nel 2015 “Il suolo è una risorsa limitata; il suo impoverimento e conseguente degrado non sono recuperabili nel corso di una vita.”
Secondo ISPRA “Un suolo in condizioni naturali fornisce al genere umano i servizi ecosistemici necessari al proprio sostentamento: servizi di approvvigionamento (prodotti alimentari e biomassa, materie prime, etc.); servizi di regolazione (regolazione del clima, cattura e stoccaggio del carbonio, controllo dell’erosione e dei nutrienti, regolazione della qualità dell’acqua, protezione e mitigazione dei fenomeni idrologici estremi, etc.); servizi di supporto (supporto fisico, decomposizione e mineralizzazione di materia organica, habitat delle specie, conservazione della biodiversità, etc.) e servizi culturali (servizi ricreativi, paesaggio, patrimonio naturale, etc.).
Il consumo di suolo
Il consumo di suolo è monitorato dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente che ogni anno realizza il Rapporto nazionale “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”. È un fenomeno associato alla perdita di una risorsa ambientale fondamentale, dovuta all’occupazione di superficie originariamente agricola, naturale o seminaturale. Il fenomeno si riferisce, quindi, a un incremento della copertura artificiale di terreno, legato alle dinamiche insediative. Un processo prevalentemente dovuto alla costruzione di nuovi edifici e infrastrutture, all’espansione delle città, alla densificazione o alla conversione di terreno entro un’area urbana, all’infrastrutturazione del territorio. Il suolo è, quindi, una risorsa “fragile” spesso gestita in maniera poco consapevole, senza tenere in giusto conto quelli che possono essere gli effetti di tali scelte.
Il consumo di suolo netto è valutato attraverso il bilancio tra il consumo di suolo e l’aumento di superfici agricole, naturali e seminaturali dovuti a interventi di recupero, demolizione, de-impermeabilizzazione, rinaturalizzazione o altro. Tuttavia, i processi di rigenerazione dei suoli sono rari, complessi e richiedono notevoli apporti di energia e tempi lunghi per ripristinare le condizioni intrinseche del suolo prima della sua impermeabilizzazione.
La copertura del suolo
La copertura del suolo è un concetto collegato ma distinto dall’uso del suolo. Per copertura del suolo si intende, infatti, la copertura biofisica della superficie terrestre. L’uso del suolo è, invece, un riflesso delle interazioni tra l’uomo e la copertura del suolo e costituisce quindi una descrizione di come il suolo venga impiegato in attività antropiche. La direttiva 2007/2/CE lo definisce come una classificazione del territorio in base alla dimensione funzionale o alla destinazione socioeconomica presenti e programmate per il futuro .
Come si “consuma” il suolo
La rappresentazione più tipica del consumo di suolo è data dal crescente insieme di aree coperte da edifici, fabbricati, capannoni, strade asfaltate o sterrate, aree estrattive, discariche, cantieri, cortili, piazzali e altre aree pavimentate o in terra battuta, serre e altre coperture permanenti, aeroporti e porti, aree e campi sportivi impermeabili, ferrovie ed altre infrastrutture, pannelli fotovoltaici e tutte le altre aree impermeabilizzate, non necessariamente urbane.
Non solo le dinamiche insediative, le variazioni d’uso e gli effetti locali dei cambiamenti ambientali possono originare gravi processi degradativi che limitano o inibiscono totalmente la funzionalità del suolo ma anche le scorrette pratiche agricole, zootecniche e forestali giocano un ruolo importante in tal senso. Purtroppo i danni spesso diventano evidenti solo quando sono irreversibili, o in uno stato talmente avanzato da renderne estremamente oneroso ed economicamente poco vantaggioso il ripristino.
Se sei interessato/a al tema e cerchi una fonte autorevole in merito puoi consultare il sito dell’ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione
e la Ricerca Ambientale.
Cos’è l’ISPRA?
“L’ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – è ente pubblico di ricerca, dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, autonomia tecnica, scientifica, organizzativa, finanziaria, gestionale, amministrativa, patrimoniale e contabile.
L’ISPRA opera al servizio del cittadino e delle istituzioni ed è sottoposto alla vigilanza del Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica (MASE). Il Ministro si avvale dell’Istituto nell’esercizio delle proprie attribuzioni, impartendo le direttive generali per il perseguimento dei compiti istituzionali.”
Trovare questa e altre informazioni alla pagina https://www.isprambiente.gov.it/it/istituto
Cosa fa l’ISPRA?
Tra le funzioni ci sono la protezione del suolo, la tutela delle acque interne e marine, la conservazione della natura, i controlli e le ispezioni ambientali per una gestione sostenibile del territorio. L’Istituto ha il compito di gestire e sviluppare il sistema nazionale di informazione ambientale oltre a svolgere la funzione di Servizio Geologico nazionale. Coordina e fa parte del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), il primo sistema ambientale a rete che assicura omogeneità di azione su tutto il territorio nazionale.
E’ focal point nazionale dell’Agenzia Europea dell’Ambiente e lavora in stretta collaborazione con le agenzie regionali e provinciali italiane attraverso l’SNPA, Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente, istituito nel 2016 con lo scopo di assicurare l’applicazione di approcci e metodi uniformi e comparabili a livello nazionale.
Il Rapporto 2024 sul consumo di suolo
Per quanto il fenomeno si stia rallentando, il consumo di suolo rimane sempre elevato e sopra la media decennale. È molto importante sapere che la perdita dei servizi ecosistemici legata al consumo di suolo non è solo un problema ambientale, ma anche economico. Il Veneto, in particolare, è una delle regioni con gli incrementi maggiori di consumo di suolo +891 ettari.
L’EcoAtlante
Il report è corredato da un EcoAtlante che ci permette di fare un “viaggio” nell’ambiente italiano ma, ancora più interessante è il fatto di poter consultare e scaricare le mappe dettagliate del consumo di suolo e di personalizzarle in base alle proprie esigenze.
FONTI
Articolo FAO https://openknowledge.fao.org/handle/20.500.14283/i4373it
Pagina ISPRA “Consumo di suolo” https://www.isprambiente.gov.it/it/istituto-informa/comunicati-stampa/anno-2024/consumo-di-suolo
L’importanza di valutare le fonti
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Disinformazione, contenuti volutamente fuorvianti, fake news possono avere spiacevoli conseguenze: errate valutazioni, decisioni di acquisto sbagliate o, peggio ancora, a truffe, spesso con importanti perdite economiche.
Per questo motivo, vi invitiamo a valutare attentamente l’affidabilità delle fonti prima di prendere decisioni basate sulle informazioni presentate negli articoli che leggete.
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Se vuoi maggiori informazione sul tema leggi l’articolo L’importanza di valutare le fonti di informazione
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