Questo non è un paese per vecchi… e forse neanche per i giovani

Non è, come potrebbe sembrare, il nuovo lavoro dei fratelli Cohen, ma ahimè la sintesi delle considerazioni a margine dei lavori del Welfare Day organizzato da una società specializzata in servizi per la sanità integrativa: Nel corso dei lavori sono state esposte le risultanze di un sondaggio dove emergono in maniera preoccupante le difficoltà degli italiani, costretti sempre più a rinunciare alle cure per via delle loro difficoltà economiche e delle liste di attesa lunghe.
 
Snoccioliamo alcune cifre: si è passati dai 9 milioni del 2012 agli 11 milioni del 2015 !La spesa sanitaria sostenuta dai cittadini di tasca propria è salita a 34,5 miliardi e  ancora 7,1 milioni di connazionali hanno fatto ricorso all’intramoenia, dei quali il 66,4% per evitare le lunghe liste d’attesa del pubblico!
 
Il 30,2% si è invece rivolto alla sanità a pagamento anche perché i laboratori, gli ambulatori e gli studi medici sono aperti nel pomeriggio, la sera e nei weekend. Certo a modificare l’orientamento degli italiani è anche lo scadimento della qualità del servizio sanitario pubblico.

 
Un buco nero quello sella sanità di fatto negata, che alimenta il comparto privato che per le sole assicurazioni vale circa 2 miliardi di euro l’anno. Certo, l’assicurazione sanitaria integrativa, potrebbe rappresentare un tutor importante nel garantire assistenza ma ovviamente solo per chi se lo può permettere:26 milioni sono gli italiani che si dicono propensi a sottoscrivere una polizza sanitaria o ad aderire a un Fondo sanitario integrativo. Negli ultimi due anni, è aumentata di 80 euro a persona la spesa pagata dagli italiani di tasca propria e non rimborsata dal Servizio Sanitario Nazionale. Dal 2013 al 2015 si è passati infatti da 485 a 569 euro pro capite.
 
E per gli altri, per chi da solo non ce la fa? “…si tratta di un problema che abbiamo presente, trovare una soluzione per noi rappresenta una priorità e stiamo operando da tempo con il ministero dell’Economia e delle finanze, le Regioni e i professionisti del Servizio sanitario nazionale”, ha affermato la Ministra Lorenzin, è chiaro- ha proseguito – che il SSN deve fare i conti con la grave crisi economica che le famiglie italiane stanno vivendo anche la recente indagine del Censis ci conferma la necessità di difendere l’aumento previsto del Fondo sanitario nazionale per gli anni 2017 e 2018, che intendiamo utilizzare per sbloccare il turn over e stabilizzare il personale sanitario precario, rifinanziare il Fondo per l’epatite C, coprire i costi dei nuovi farmaci oncologici e garantire a tutti i cittadini accesso gratuito alle cure”. Ma, appunto, “deve essere chiaro a tutti che non si possono fare le nozze con i fichi secchi”.
 
Aggiungere ulteriori considerazioni,  a quanto fin qui riportato, ci sembra ingeneroso per almeno due motivazioni: la prima è inerente al fatto che i continui tagli operati sulla spesa pubblica rischiano di aumentare il progressivo senso di sfiducia verso il SSN,(leggi al riguardo il nostro articolo sulla soppressione del servizio di guardia medica), rendendo così impalpabile il pur grande impegno profuso dai tanti operatori/ci sanitari, che tra mille difficoltà quotidiane, cercano di assicurare i servizi. Infatti per il 45,1% degli italiani la qualità del servizio sanitario della propria regione è peggiorata negli ultimi due anni: lo pensa il 39,4% dei residenti nel Nord-Ovest, il 35,4% nel Nord-Est, il 49% al Centro, il 52,8% al Sud. Per il 41,4% è rimasta inalterata e solo per il 13,5% è migliorata.
 
L’altra, per certi versi ancora più sconfortante della prima, è che pur non conoscendo prima questi dati, come cittadini stiamo subendo sulla nostra pelle giorno dopo giorno, il cilicio della inefficienza della sanità pubblica. Con tutto il rispetto di tutte le convention e indagini che seguiranno e al di là di ogni ragionevole dubbio, non ci servirà il genio della lampada, per prefigurare un senso sempre più crescente di frustrazione per l’esclusione dai servizi del SSN. di pezzi crescenti di popolazione, messi così a rischio di salute, il cui identikit risponderà sempre di più alle fasce sociali a basso reddito, agli anziani, a chi è senza il lavoro.
 
Accadrà così che allora il nostro Paese non perderà soltanto la sua memoria storica, ma anche la vista, incapace di guardare con fiducia al domani.

Non è, come potrebbe sembrare, il nuovo lavoro dei fratelli Cohen, ma ahimè la sintesi delle considerazioni a margine dei lavori del Welfare Day organizzato da una società specializzata in servizi per la sanità integrativa: Nel corso dei lavori sono state esposte le risultanze di un sondaggio dove emergono in maniera preoccupante le difficoltà degli italiani, costretti sempre più a rinunciare alle cure per via delle loro difficoltà economiche e delle liste di attesa lunghe.
 
Snoccioliamo alcune cifre: si è passati dai 9 milioni del 2012 agli 11 milioni del 2015 !La spesa sanitaria sostenuta dai cittadini di tasca propria è salita a 34,5 miliardi e  ancora 7,1 milioni di connazionali hanno fatto ricorso all’intramoenia, dei quali il 66,4% per evitare le lunghe liste d’attesa del pubblico!
 
Il 30,2% si è invece rivolto alla sanità a pagamento anche perché i laboratori, gli ambulatori e gli studi medici sono aperti nel pomeriggio, la sera e nei weekend. Certo a modificare l’orientamento degli italiani è anche lo scadimento della qualità del servizio sanitario pubblico.
 
Un buco nero quello sella sanità di fatto negata, che alimenta il comparto privato che per le sole assicurazioni vale circa 2 miliardi di euro l’anno. Certo, l’assicurazione sanitaria integrativa, potrebbe rappresentare un tutor importante nel garantire assistenza ma ovviamente solo per chi se lo può permettere:26 milioni sono gli italiani che si dicono propensi a sottoscrivere una polizza sanitaria o ad aderire a un Fondo sanitario integrativo. Negli ultimi due anni, è aumentata di 80 euro a persona la spesa pagata dagli italiani di tasca propria e non rimborsata dal Servizio Sanitario Nazionale. Dal 2013 al 2015 si è passati infatti da 485 a 569 euro pro capite.
 
E per gli altri, per chi da solo non ce la fa? “…si tratta di un problema che abbiamo presente, trovare una soluzione per noi rappresenta una priorità e stiamo operando da tempo con il ministero dell’Economia e delle finanze, le Regioni e i professionisti del Servizio sanitario nazionale”, ha affermato la Ministra Lorenzin, è chiaro- ha proseguito – che il SSN deve fare i conti con la grave crisi economica che le famiglie italiane stanno vivendo anche la recente indagine del Censis ci conferma la necessità di difendere l’aumento previsto del Fondo sanitario nazionale per gli anni 2017 e 2018, che intendiamo utilizzare per sbloccare il turn over e stabilizzare il personale sanitario precario, rifinanziare il Fondo per l’epatite C, coprire i costi dei nuovi farmaci oncologici e garantire a tutti i cittadini accesso gratuito alle cure”. Ma, appunto, “deve essere chiaro a tutti che non si possono fare le nozze con i fichi secchi”.
 
Aggiungere ulteriori considerazioni,  a quanto fin qui riportato, ci sembra ingeneroso per almeno due motivazioni: la prima è inerente al fatto che i continui tagli operati sulla spesa pubblica rischiano di aumentare il progressivo senso di sfiducia verso il SSN,(leggi al riguardo il nostro articolo sulla soppressione del servizio di guardia medica), rendendo così impalpabile il pur grande impegno profuso dai tanti operatori/ci sanitari, che tra mille difficoltà quotidiane, cercano di assicurare i servizi. Infatti per il 45,1% degli italiani la qualità del servizio sanitario della propria regione è peggiorata negli ultimi due anni: lo pensa il 39,4% dei residenti nel Nord-Ovest, il 35,4% nel Nord-Est, il 49% al Centro, il 52,8% al Sud. Per il 41,4% è rimasta inalterata e solo per il 13,5% è migliorata.
 
L’altra, per certi versi ancora più sconfortante della prima, è che pur non conoscendo prima questi dati, come cittadini stiamo subendo sulla nostra pelle giorno dopo giorno, il cilicio della inefficienza della sanità pubblica. Con tutto il rispetto di tutte le convention e indagini che seguiranno e al di là di ogni ragionevole dubbio, non ci servirà il genio della lampada, per prefigurare un senso sempre più crescente di frustrazione per l’esclusione dai servizi del SSN. di pezzi crescenti di popolazione, messi così a rischio di salute, il cui identikit risponderà sempre di più alle fasce sociali a basso reddito, agli anziani, a chi è senza il lavoro.
 
Accadrà così che allora il nostro Paese non perderà soltanto la sua memoria storica, ma anche la vista, incapace di guardare con fiducia al domani.

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