Cos’è il prestito personale

In questo approfondimento ti spiegheremo cos’è il prestito personale, chi lo può concedere e chi lo può richiedere, quanto costa e cosa succede se non riesci a pagare le rate.

Che cos’è il prestito personale?

Il prestito personale è una particolare forma di credito che si rivolge ai consumatori per finanziare acquisti non finalizzati.
In pratica una banca o una società finanziaria concedono al richiedente una determinata somma di denaro che deve essere rimborsata con rate dello stesso importo in date prestabilite.
Le caratteristiche di questo tipo di prestito sono:

  • è destinato ai consumatori, vuol dire che sono esclusi gli acquisti che riguardano la propria professione, ad esempio un registratore di cassa o una fotocopiatrice
  • non è finalizzato, vuol dire che non è collegato all’acquisto di uno specifico bene o servizio
  • la legge prevede particolari tutele e diritti rispetto ad altri tipi di finanziamento
  • la cifra anticipata generalmente varia tra € 200 e € 75.000

Con questo tipo di prestito si possono finanziare i bisogni personali o della famiglia come l’acquisto di un’automobile, di un televisore, di un corso di formazione o per necessità momentanea di denaro liquido.

Chi può concedere prestiti personali?

La banca o la società finanziaria autorizzata a cui richiedi il prestito possono servirsi di intermediari del credito.
Questi intermediari sono agenti in attività finanziaria e mediatori creditizi e devono essere iscritti negli Elenchi tenuti dall’OAM (Organismo degli Agenti e dei Mediatori).
Verifica sempre che si tratti di soggetti abilitati a svolgere questa attività consultando gli elenchi pubblicati sul sito dell’OAM.

Chi può richiedere un prestito personale?

Devi avere la residenza in Italia e un’età compresa tra 18 e 70 anni.
Per avere più possibilità che l’Istituto di credito conceda il fido bisogna avere una buona posizione creditizia:

  • non essere stati protestati (questo risulta nell’archivio CAI- Centrale di Allarme Interbancaria)
  • devi sempre essere stato puntuale nel pagamento di rate di altri finanziamenti (i ritardi risultano nella Crif – Centrale Rischi di Intermediazione Finanziaria)
  • non richiedere importi sproporzionati rispetto alla propria capacità di rimborso

Ti chiederanno di dimostrare la tua “capacità di rimborso”, ovvero la tua capacità di ripagare il prestito. Questo vuol dire che dovrai poter dimostrare di avere un reddito adeguato oppure che puoi presentare una fidejussione, una garanzia personale di un terzo, un pegno o una polizza assicurativa.
Ogni volta che richiedi un prestito valuta attentamente la motivazione (che sia per cose veramente importanti) perché durante il periodo del finanziamento possono accadere imprevisti come ad esempio spese mediche, per la casa, per i figli, oppure eventi che mai si vorrebbero come la perdita del lavoro, la cassa integrazione o le malattie, che fanno diminuire le entrate.
Considera anche i rischi connessi con il mancato rimborso puntuale delle rate e come questo potrebbe incidere sul costo del finanziamento.

Quanto costa?

Il costo dipende da diverse variabili:

  • somma erogata
  • spese iniziali, come quelle di istruttoria
  • tasso di interesse
  • spese per il pagamento delle rate
  • eventuali spese assicurative

Puoi avere un’idea di quello che sarà il costo complessivo del finanziamento guardando la voce TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale) che deve essere indicato nella documentazione contrattuale e nei messaggi pubblicitari.
Il costo di questa forma di finanziamento può essere più alto rispetto ad altre forme di finanziamento, anche perché possono essere richieste solo garanzie personali, ad esempio una fideiussione, o una polizza assicurativa.
Alcune commissioni e spese sono fisse e non dipendono dalla somma richiesta, per questo motivo incideranno di più se l’importo richiesto è basso.
Ti consigliamo di confrontare più offerte confrontando le loro caratteristiche, in particolare il TAEG, sui fogli informativi. Puoi anche consultare motori di ricerca che confrontano le offerte.

Si può recedere dal contratto di prestito?

Quando un finanziamento viene definito “credito ai consumatori”, la legge prevede particolari tutele e diritti rispetto ad altri tipi di finanziamento.
Recedere vuol dire annullare gli effetti del contratto, come non fosse mai stato firmato.
Puoi recedere dal contratto, entro 14 giorni dalla data della firma e senza dover dare alcuna motivazione, semplicemente inviando una comunicazione al finanziatore secondo le modalità indicate.
Se nel frattempo hai ricevuto il finanziamento, anche solo in parte, devi restituire la somma ricevuta entro 30 giorni dalla comunicazione del recesso, pagando gli interessi maturati fino alla restituzione.
Recedere dal contratto di credito significa recedere anche dai servizi aggiuntivi forniti dal finanziatore o da terzi, a meno che i terzi non dimostrino che forniscono autonomamente tali servizi, indipendentemente dall’accordo con il finanziatore.

Anche il finanziatore può recedere, ma deve comunicarlo al consumatore con almeno due mesi di preavviso.

Puoi rimborsare anticipatamente in qualsiasi momento in tutto o in parte l’importo dovuto. In questo caso hai diritto alla riduzione del costo totale del credito, pari all’importo degli interessi e degli eventuali costi – che di fatto hai anticipato – dovuti alla vita residua del contratto.

Cosa succede se non riesco a pagare le rate?

Nel caso tu non riesca a rimborsare le rate nelle scadenze prestabilite, il finanziatore può subito attivarsi per riscuotere il suo credito, può inviare solleciti formali ma anche fare ricorso al giudice.
Bisogna stare attenti a rispettare ogni scadenza perché anche il solo ritardare il pagamento di pochi giorni, porterà maggiori costi maggiori. Un esempio di maggiorazione dei costi sono gli interessi di mora, che non sono previsti nel calcolo del TAEG.
Avere già dei finanziamenti potrebbe non permetterti di ottenere un ulteriore credito. Considera che i finanziamenti ricevuti vengono registrati in diversi sistemi informativi sul credito, tra i quali – a seconda dell’importo – quello gestito dalla Banca d’Italia e denominato Centrale dei Rischi.

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